Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
Mess Age

Il messaggio è il mezzo: blog di igiene mentale per attraversare indenni la nube tossica della comunicazione ai tempi del web e dei social media.

Citare le fonti, cazzo

Attenzione: articolo molto esplicito su come web writer, blogger, giornalisti e copyqualcosa si parino le terga sulla questione delle fonti sul web.

Foto: Caras Lonut

Foto: Caras Lonut

NEW YORK - Fianchi larghi e sedere grosso? Non sono più un motivo di imbarazzo per le donne. Una ricerca condotta dall'Università di Oxford ha dimostrato che signore e signorine con il fondo schiena pronunciato sono più intelligenti e sane di quelle con un lato b scolpito.
Un sedere grande richiede un eccesso di omega 3 che, come studi scientifici precedenti hanno dimostrato, accelera lo sviluppo della mente, quindi le donne dai fianchi pronunciati hanno un rischio minore di soffrire di diabete e di malattie cardiache.
I livelli di glucosio e colesterolo in questa categoria di donne sono molto più bassi che nelle altre e per questo vivono più a lungo.

Il Gazzettino, mica Cronaca Vera

Domanda: Qual è la fonte delle notizie che hai riportato nel tuo articolo?
Risposta: Google!

Dialogo con una blogger, su Google+

In un sonnambolico flusso di coscienza si infrangono contro le mie tempie questi pensieri:

...citare le fonti - citarle correttamente - dopo averne compreso almeno il senso e averne valutato l'attendibilità; citarle senza seviziarle per ignoranza, superficialità o perché più o meno consapevolmente vittime dei propri bias...

...ecco, fino a ieri mi illudevo che questo fosse un fondamentale al di fuori di qualsiasi possibilità di discussione.

Un'abilità che dovrebbe fare la differenza tra il professionista che chiede un compenso economico per il proprio lavoro e il cugino che fa lo stesso in cambio di pochi euro per il disturbo.

Della questione ho già parlato con un articolo e con una corposa presentazione, ma con sorpresa ho constatato che è molto difficile farne comprendere l'importanza a chi scrive sul web e pretende di farlo per lavoro, lamentando spesso - per inciso - di ricevere proposte lavorative da 0,50 euro a pezzo: che sia giornalista freelance, web writer, copywriter, blogger o comunque-si-chiami-nell'ultima-settimana poco importa.

I giornalisti addurranno le infinite insidie dell'Internet e dell'information overload. I web writer, i blogger preciseranno che non sono giornalisti, e che in fondo "prendono le notizie dal web" (cosa che peraltro fanno in molti casi i giornalisti stessi).

Già, cosa ci vuole a prendere le notizie dal web? Nulla. E allora, signore e signori, quegli 0,50 euro a pezzo cominciano a essere un obolo tremendamente esoso per un controlC-controlV.

Ma mettiamo in pausa queste obiezioni e vediamo quanto è profonda la tana del Bianconiglio...

La fonte è una prova

Citare le fonti, cazzo

La fonte è una prova di ciò che stiamo affermando, e quindi citarla non è soltanto deontologia professionale ma è parte del processo di argomentazione/persuasione. È un argomento di autorità, ovvero "si attribuisce valore probante all'opinione di un esperto, di un maestro ("ipse dixit") di un personaggio illustre" (cito dal Manuale di retorica di Bice Mortara Garavelli). Come tutte le prove argomentative è imperfetta, ma molto meglio di niente.

L'articolo del Gazzettino ne ha fornita una attribuendo all'Università di Oxford la ricerca sui glutei. Però occorre anche citare in modo elegante e credibile, visto che le ricerche mediche sono ormai come gli avvistamenti di pantere che ricorrono nelle cronache locali estive. In primo luogo, perciò, occorrerebbe dimostrare che la ricerca esiste.

Nel web quasi tutto è a portata di mano, ovvero quasi tutto è linkabile. Perciò, se forse la ricerca originale è un po' fuori portata di mano:

in alternativa si può ripiegare almeno su un intermediario, ad esempio Abcnews, che spiega qualcosa in più rispetto alle poche righe del breve razzo virale del Gazzettino (e che evidenzia, tra l'altro, che la ricerca non è riguarda solo il fondoschiena di signore e signorine, bensì in generale il rapporto tra grasso e salute):

Linkare

Non intendo cantare la decadenza dell'informazione a causa delle forze disgregatrici e livellatrici del web. Nella stampa cartacea è sempre stato un pullulare di "ricerche dell'università di Oxford". Nei bar, le chiacchiere si sono sempre nutrite del sentito dire, ben prima che ciò diventasse un lavoro. Il web ha solo elevato l'evidenza delle approssimazioni di cui ci nutriamo.

Ho detto, qualche riga più sopra, che nel web quasi tutto è a portata di mano. Il web, infatti, pur nella babele di informazioni permette di stabilire un contatto diretto con la fonte: il link.

Ma sappiamo che linkare è anche una questione spinosa: i giornali italiani, ad esempio, aborrono i link a siti esterni (è di qualche giorno fa l'insurrezione del CdR del Corriere a causa di un link a un altro giornale in homepage), terrore sacro che nel mondo anglosassone è quasi sconosciuto (si veda ad esempio se il New York Times, in un articolo qualsiasi, ha paura di linkare). 

In tutti gli usi non-giornalistici del web, invece, sappiamo come è andata. Siccome i link sono un parametro su cui i motori di ricerca valutano l'autorevolezza di un sito, sono  diventati soprattutto merce di scambio per migliorare il posizionamento e costruire artificiosamente reti di influenza; e, infine, dopo il giro di vite dello scorso anno di Google contro gli spam link (Penguin), sono diventati un mezzo per fare 'seo negativa', facendo puntare link da siti di pessima qualità verso la concorrenza.

In tutto ciò è andato perso il senso originale del link, quale "voto editoriale", come lo ha definito Matt Cutts in un intervento di qualche mese fa: ossia un segnale abbastanza forte che secondo un tale utente la pagina è degna di essere condivisa.

Perciò, al di là delle questioni tecniche e strategiche su cui si è dibattutto in modo estenuante, sarebbe lecito ricondurre la questione a livello più umano: quali implicazioni ha, presso il mio pubblico, linkare ABCnews oppure il Gazzettino, quale valore probante aggiunge al mio testo? E viceversa: può la mia pagina essere considerata una fonte attendibile con o senza quei link?

Conclusione

Citare le fonti, cazzo

Sbaglia chi crede che verificare e scegliere le fonti sia un problema che riguardi soltanto il giornalismo.

Ad esempio, prendiamo il concetto di content marketing, ossia l'idea di pubblicare contenuti utili per espandere la propria notorietà e produrre indirettamente un ritorno economico. Ammettiamo che questo concetto non sia (come è nella maggior parte dei casi) solo un'etichetta sovrapposta al vecchio direct marketing.

La scelta delle informazioni non può essere lasciata al caso. Supportarle con robuste prove documentali (o perlomeno decenti), è uno dei modi per stabilire e rafforzare la fiducia del lettore. Molto più delle tecniche di persuasive writing che riempiono articoli e i requisiti nelle offerte di lavoro per i writer-qualcosa (spiace per la brutta notizia, ma quelle tecniche non esistono, sono fuffa da corsi di formazione, etichette su barattoli vuoti).

Per concludere, e per rispondere a una delle obiezioni più frequenti: ci manca il tempo/il lavoro non è retribuito abbastanza per svolgerlo adeguatamente.

Contro-obiezione numero uno. Spesso per fare una verifica bastano pochi clic, guardare gli altri articoli pubblicati dal sito o fare un salto nella pagina "chi siamo" (si veda il colossale abbaglio del finto sondaggio sul clitoride in Francia), fare una ricerca su Google e valutare quali fonti abbiamo a disposizione. Lo stesso Google ha fornito delle indicazioni abbastanza precise ai suoi quality raters.

Contro-obiezioni numero due. Se il lavoro è scadente, non si può pretendere una retribuzione migliore. Se può essere svolto da chiunque, non è un lavoro qualificato. Per questo, chi scrive per professione deve acquisire delle abilità specifiche:

  • la comprensione e la capacità di analisi di testi di elevata difficoltà, al netto delle competenze sull'argomento (sì, si può acquisire);
  • la capacità di ascoltare e di captare segnali nel testo e nel contesto che permettono di inferire - se non verificare - l'attendibilità del testo;
  • la capacità di trattare le fonti: di individuare le informazioni rilevanti, di commentarle e di inserirle in un percorso argomentativo originale e indipendente dalla struttura del testo originale;

Queste abilità sono rare come l'assenza di forfora, e basterebbero già da sole ad affrancarsi dal ruolo ingrato di pezzo intercambiabile.

Ma siccome ognuno conserva l'orgoglio di aver frequentato le fottute elementari, dove ha imparato a leggere, scrivere e far di conto, concludo con una provocazione.

Secondo il linguista Tullio De Mauro, il 71% degli italiani non è in grado di comprendere un testo di media difficoltà. Non sentiamoci al sicuro solo per aver strappato una laurea in qualcosa (ho una discreta esperienza nelle università e un'adeguata frequentazione di laureati per sapere come stanno le cose). Quanti web writer, blogger, giornalisti possono dire, alla prova dei fatti, di essere nel 29%?

Citare le fonti, cazzo
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post