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Mess Age

Il messaggio è il mezzo: blog di igiene mentale per attraversare indenni la nube tossica della comunicazione ai tempi del web e dei social media.

Ripetere non è peccato

Nelle linee guida per la scrittura sul web del Mestiere di scrivere noto un punto che merita attenzione. Cito testualmente:

la variatio non è concessa: tutto va sempre chiamato nello stesso modo, dall’inizio alla fine, a costo di essere monotoni (nome è nome, non una volta nome e un’altra nominativo; e così per acquisto e transazione, per User Id e ID… corrispondenza lessicale assoluta.

Sottoscrivo al cento per cento e aggiungerei che questo consiglio non vale solo per il web, ma per la scrittura in genere. Quando si parla della stessa cosa, è utile usare la stessa parola, altrimenti chi legge potrebbe dubitare che si parli di due cose diverse.

La ragione è semplice: non esistono due parole perfettamente sinonime, ad esempio, transazione e acquisto non hanno lo stesso significato. A furia di variare rischiamo veramente di portare fuori pista il lettore: la variatio è fedifraga, e lo sanno bene i gestori telefonici, che nelle offerte giocano a variare i termini delle tariffe da mensile a bimestrale.

Ora però, questa constatazione semplice semplice (che osserviamo naturalmente quando parliamo) si scontra con uno dei tabù scolastici più radicati: che ripetere la stessa parola nel giro di poche righe "non sta bene". Osservo la renitenza a ripetere in soggetti di tutte le età e di qualsiasi istruzione. Ci si può dimenticare delle più elementari regole della lingua, ma guai a ripetere! Ricordo ancora quando, durante un'esercitazione universitaria, uno studente alzò la mano e mi chiese un sinonimo della parola quello. L'aveva già ripetuta tre volte, si affrettò a giustificarsi.

Il mio amico e collega Giovanni Acerboni cita spesso la prima pagina dei Promessi Sposi (testo non certo eretico per gli insegnanti), dove la prola lago compare ben cinque volte. Del resto, come lo doveva chiamare? Bacino idrico?

Dart FenerAllora, vorrei ripetere che ripetere una parola non è peccato, né reato, nessun saetta scagliata dal firmamento, nessuna cattiva azione da purgare in questa o in altra vita.

Spesso a scuola, per comodità di semplificazione, si impacchettano i concetti in imperativi assoluti. Ma, come disse Obi Wan Kenobi in Guerre Stellari, "solo un Sith vive di assoluti". Qual è allora il modello di studente modello, Dart Fener?



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